TRA ISONZO E TAGLIAMENTO, ITINERARI

Ancora oggi trincee, gallerie, cannoniere, sacrari, musei, monumenti ci parlano della Grande Guerra in quella fascia di territorio compresa tra l’Isonzo ad est e il Tagliamento ad ovest, che sta a cavallo del confine tra Italia e Slovenia e che cent’anni fa era divisa tra il Regno d’Italia e l’Impero austro-ungarico.

Gli undici itinerari proposti nell’ambito del progetto “Comunicare ai giovani la Grande Guerra”, consentono di rintracciare i segni lasciati da quel conflitto, seguendo un percorso lineare, da fare a piedi nelle tre città ed in auto negli altri casi. Il luogo di partenza è Trieste. Attraversata la Venezia Giulia e buona parte del Friuli, passando per Udine, il tragitto prosegue in direzione delle montagne, per poi entrare in Slovenia e scendere verso l’ultima destinazione, la città di Gorizia.

Il primo itinerario (scritto da Silvia D’Arrigo) si snoda per le strade e tra gli edifici e i monumenti presenti in quella che un secolo fa era la seconda città dell’Impero asburgico, Trieste, prestando particolare attenzione alla zona del Molo Audace. Il punto di arrivo è il Faro della Vittoria, da dove inizia il secondo itinerario (di Luca Tarable), che si sviluppa lungo il Carso triestino spingendosi fino ai Lupi di Toscana, con focus le trincee del Monte Ermada.

A seguire, il terzo itinerario (di Eva Vuch) si occupa del Carso goriziano e si focalizza in particolare su Redipuglia. Il percorso riprende infatti dai Lupi di Toscana, in direzione di Gradisca d’Isonzo e di Aquileia, da dove parte l’itinerario successivo, il quarto (di Eva Vuch), che, dopo aver toccato il Friuli orientale, giunge fino a Udine. In questa parte il focus è il monte Kolovrat.

Nel quinto itinerario (di Agnes Comuzzi e Benedetta Moro) viene presa in considerazione la città di Udine, che tra il 1915 e il ’17 fu “la capitale della guerra” e dove ebbe sede il Comando Supremo italiano. Da Udine ovest parte il sesto itinerario (di Matteo Macchioro), che raggiunge Codroipo e sale lungo il Tagliamento in direzione di Ragogna, percorrendo il Medio Friuli e ponendo in rilievo il Monte di Ragogna.

Da qui comincia l’itinerario seguente dell’Alto Friuli (di Matteo Macchioro) verso Venzone, con focus sul Forte di Osoppo. Successivamente, da Venzone prendono avvio sia l’itinerario numero otto (di Roberto Crosilla), che riguarda le Alpi Carniche fino al Passo di Monte Croce Carnico (il focus è il Pal Piccolo), sia l’itinerario numero nove (di Francesco Di Martino) attraverso le Alpi Giulie, nel cui cuore si trova il Cimitero degli eroi di Valbruna.

Si arriva in questo modo a Cave del Predil, da dove parte il decimo itinerario (di Giada Cima). Superato il confine, si entra in territorio sloveno e seguendo la valle dell’Isonzo si incontrano Bovec, Kobarid (l’italiana Caporetto, che è il focus di questo itinerario), Tolmin, prima di ritornare in Italia varcando il confine della Transalpina e, quindi, salire sul Sabotino e a Oslavia. “Santa” Gorizia viene infine presa in esame nell’ultimo itinerario (di Diletta Cordani e Benedetta Moro), che muove da Oslavia fino a raggiungere il Museo della Grande Guerra, a Borgo Castello.

I disegni della mappa generale, degli itinerari e le icone dei focus sono di Laura Bologna.

mappa generale

ITINERARIO N. 1
Trieste

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di SILVIA D’ARRIGO

Parlare di Grande Guerra in relazione all’area costiera del Friuli Venezia Giulia rimanda immediatamente alle violente battaglie che hanno avuto luogo sul Carso intorno a Trieste, ed un qualunque appassionato rivolgerà a quelle alture la sua attenzione, nella ricerca di tracce e richiami che testimonino ancora oggi gli avvenimenti di un secolo fa. Potrà suscitare un po’ di sorpresa, dunque, rendersi conto che numerosi riferimenti si possono invece trovare anche nel cuore della città di Trieste, e questo itinerario si propone di accompagnare il lettore proprio in una camminata sulle tracce della prima guerra mondiale nel circuito cittadino.
E’ necessario premettere che la storia di Trieste è alquanto travagliata, in particolare, ma non solo, in riferimento al periodo della Grande Guerra. Allo scoppio del conflitto, la città si trovava sotto il governo dell’Impero austro-ungarico, di cui era il principale porto e lo sbocco sul Mediterraneo. Era inoltre luogo d’incontro di numerose culture.
L’itinerario che seguiremo, prende il via da dove tutto è cominciato nel 1914 e tutto è finito nel 1918: il Molo Audace e piazza dell’Unità d’Italia. Si prosegue poi per buona parte delle Rive ed alcune delle strade interne del cosiddetto Borgo Giuseppino, intitolato all’imperatore Giuseppe II che promosse l’intervento urbanistico nella zona tra piazza Unità e l’area di Campo Marzio.
Dopo essere ritornati in piazza Unità, si attraversano le arcate del Municipio, per dirigersi verso l’antico Teatro romano. Si sale quindi al Colle di San Giusto, percorrendo le suggestive vie della città vecchia e raggiungendo il cuore storico di Trieste, per poi ridiscendere su piazza Goldoni, deviare verso piazza Sant’Antonio Nuovo e via Battisti, fino a giungere al cosiddetto Giardino Pubblico. Da qui, il percorso prosegue in direzione piazza Oberdan, piazza Libertà e lungo viale Miramare, uscendo dal centro cittadino ed arrivando al rione di Barcola. Un’ultima salita porta sul colle di Gretta, dove si erge il Faro della Vittoria e termina questo itinerario.

Puoi scaricare QUI l’itinerario completo

03 - Disegno itinerario1

ITINERARIO N. 2
Carso triestino

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di LUCA TARABLE

Alle spalle di Trieste c’è il Carso. Può sembrare una catena montuosa di modesta altezza, ma è qualcosa di molto diverso. E’ una terra completamente priva di acque di superficie. Il terreno calcareo lascia filtrare l’acqua, è incapace di trattenerla. I fiumi nel Carso ci sono, ma sono sotterranei; ne è noto qualche passaggio, nessuno però sa esattamente dove scorrono. L’acqua filtrando crea un sistema infinito di cavità, inghiottitoi (le foibe), grotte immense ornate da sculture di pietra, le stalattiti e le stalagmiti. Ogni tanto una grotta vicina alla superficie crolla e allora si forma una dolina, un avvallamento a forma di piramide rovesciata che può misurare fino a qualche centinaio di metri di profondità. Nelle doline più grandi si crea un altro fenomeno singolare, l’inversione termica: più si scende e più scende la temperatura, e in pochi metri di dislivello la vegetazione può variare come accade salendo in montagna, ma a rovescio e più rapidamente.
In questo ambiente naturale, ben descritto oggi nelle guide turistiche, tra il 1915 e il 1917 centinaia di migliaia di uomini si combatterono, persero la vita o la libertà.
Il percorso che proponiamo in queste pagine, parte dal Faro della Vittoria e si snoda verso Prosecco, Santa Croce, Aurisina, Sistiana, attraversando buona parte del Carso triestino fino all’Ermada, divenuto durante la Grande Guerra simbolo della resistenza austriaca. Poco più avanti si toccano Duino e la frazione di San Giovanni, ai margini della provincia di Trieste, dove sboccano le foci del Timavo e su una roccia si staglia il monumento ai Lupi di Toscana.

Puoi scaricare QUI l’itinerario completo

03 - Disegno itinerario2

ITINERARIO N. 3
Carso goriziano

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di EVA VUCH

L’altopiano carsico, la cui estensione complessiva, secondo i calcoli degli studiosi, è valutabile sui 500 km quadrati, non cinge alle spalle solo Trieste e la sua provincia, ma prosegue anche in territorio isontino, spingendosi con le ultime propaggini della parte settentrionale fino alla piana alluvionale dell’Isonzo.
Durante la Grande Guerra tutto l’altopiano era sotto dominio asburgico. La decisione del comando austro-ungarico di sbarrare a tutti i costi agli italiani la strada di Trieste – come ricorda Fabio Amodeo – trasformò tutto il Carso, sia nella parte triestina che in quella goriziana, in una fortezza che doveva essere tenuta a tutti i costi.
Ancora oggi alcune tracce di tutto questo si ritrovano seguendo un itinerario che da San Giovanni di Duino, all’altezza del bivio tra la strada costiera che viene da Trieste e la strada del Vallone per Gorizia, ci porta a Monfalcone e all’imponente Sacrario di Redipuglia, dedicato ai centomila Caduti italiani del primo conflitto mondiale.
Da Redipuglia il nostro percorso prosegue addentrandosi nel Carso goriziano, verso Doberdò del Lago, i borghi di San Michele e San Martino e le località di Sagrado e Gradisca d’Isonzo, prima di dirigersi verso la Bassa Friulana, dove tocca Campolongo al Torre e Perteole. L’itinerario termina tra i cipressi caratteristici dell’antica città di Aquileia, con una passeggiata lungo quella Via Sacra che sommessamente conduce al Cimitero degli Eroi.

Puoi scaricare QUI l’itinerario completo

03 - disegno itinerario3

ITINERARIO N. 4
Friuli orientale

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di EVA VUCH

L’itinerario che stiamo per intraprendere, si sviluppa su una fetta di territorio oggi interamente italiana, ma che cent’anni fa era segnata dal confine tra il Regno d’Italia e l’Impero austro-ungarico.
Nel 1866, al termine della Terza Guerra di Indipendenza, infatti, il Regno d’Italia comprese, con la denominazione di provincia di Udine, buona parte del Friuli. Nel Friuli austriaco restavano le località di Gorizia, Gradisca, Cervignano, Aquileia, Grado, Aiello, Tarvisio e metà dell’abitato di Pontebba (Pontafel), diviso dal torrente omonimo. Il confine meridionale, in particolare, coincideva con l’attuale nelle valli del Natisone, ma poi scendeva lungo il torrente Judrio, per lasciarlo prima di Medea, passando a est di Palmanova (che era quindi italiana), e riprendeva dopo volute la direzione del mare a Castions, con Dogana a Torre di Zuino (l’odierna Torviscosa), seguendo il torrente Ausa-Corno fino alla laguna di Marano e Punta Guardia di Finanza sull’Isola di S. Andrea, fronteggiante Porto Buso. Tale situazione rimase inalterata fino alla fine della prima guerra mondiale.
Il nostro itinerario tocca alcuni di questi luoghi del Friuli orientale, procedendo da sud verso nord. Il punto di partenza è nella Bassa Friulana, ad Aquileia, da dove risaliamo verso Cervignano del Friuli e, una volta superata la zona attraversata dalla vecchia frontiera, raggiungiamo Palmanova, Santa Maria La Longa, Pradamano e Cividale, per gran parte località di retrovia per il riposo delle truppe. Dalla città longobarda compiremo poi una digressione verso le valli del Natisone e il Museo all’aperto del Monte Kolovrat, prima di dirigerci verso la città di Udine, dove l’itinerario si conclude.

Puoi scaricare QUI l’itinerario completo

03 - disegno itinerario4

ITINERARIO N. 5

Udine

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di AGNES COMUZZI DE LUCA e BENEDETTA MORO

 

(TESTO IN FASE DI PREPARAZIONE)

itinerario5

ITINERARIO N. 6

Medio Friuli

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di MATTEO MACCHIORO

 

(TESTO IN FASE DI PREPARAZIONE)

itinerario6a

ITINERARIO N. 7

Alto Friuli

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di MATTEO MACCHIORO

 

(TESTO IN FASE DI PREPARAZIONE)

itinerario7a

ITINERARIO N. 8

Alpi Carniche

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di ROBERTO CROSILLA

 

(TESTO IN FASE DI PREPARAZIONE)

itinerario8

ITINERARIO N. 9

Alpi Giulie

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di FRANCESCO DI MARTINO

 

(TESTO IN FASE DI PREPARAZIONE)

itinerario9

ITINERARIO N. 10

Valle dell’Isonzo

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di GIADA CIMA

 

(TESTO IN FASE DI PREPARAZIONE)

itinerario10

ITINERARIO N. 11

Gorizia

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 di DILETTA CORDANI e BENEDETTA MORO

 

(TESTO IN FASE DI PREPARAZIONE)

itinerario11