Descrizione Progetto

Gruppo di lavoro n. 3

Liceo Galilei – La toponomastica a Trieste legata all’Unità d’Italia

Partendo dalla definizione di Venezia Giulia, coniata dal goriziano Graziadio Isaia Ascoli nel 1863 per il territorio di Gorizia e Trieste, sono stati rintracciati ai tempi nostri i nomi di strade, piazze, scuole e monumenti che si richiamano a personaggi o eventi del Risorgimento e dell’Unità d’Italia. Particolare attenzione è stata dedicata alla figura di Goffredo Mameli, autore dell’inno nazionale, cui è intestata la strada dove ha sede il liceo Galilei.

docente: prof.ssa Renata BROVEDANI
referente scientifico: dott.ssa Paola UGOLINI

studenti: Elia GHISELLINI, Silvia MARTELLOSSI, Giulia GIACOMINI, Enrico MAZZOTTA, Kevin MENESTRINA, Simone MINCARELLI, Angela GIUGOVAZ, Francesca PES, Fabio SIROTICH, Irene SIROTICH, Elias VISCOVICH, Federico ZADRA (classe III G)

Graziadio Isaia Ascoli: la Venezia Giulia

Il Friuli Venezia Giulia nasce come Regione nel 1963, ultima tra le cinque Regioni autonome.

Graziadio Isaia Ascoli fu un celebre linguista e glottologo italiano; egli nacque a Gorizia nel 1829 da famiglia ebrea e si dedicò agli studi linguistici e grammaticali, fondando così la disciplina della linguistica storica, di cui fu primo esponente di spicco.

Ad Ascoli si deve la denominazione della regione geografica “Venezia Giulia”, nomenclatura avanzata nel 1863 per identificare i territori storicamente legati alle città di Gorizia e Trieste.

In tale anno vi è la pubblicazione del trattato “Le Venezie” nel quale il glottologo isontino propone questa ripartizione del territorio triveneto: “ Noi diremo “Venezia propria” il territorio rinchiuso negli attuali confini amministrativi delle province venete; diremo “Venezia Tridentina” o “Retica” (meglio “Tridentina”) quello che pende dalle Alpi Tridentine e può avere per capitale Trento; e “Venezia Giulia” ci sarà la provincia che tra la Venezia Propria e le Alpi Giulie ed il mare rinserra Gorizia, Trieste e l’Istria”.

È di particolare interesse evidenziare che la definizione della Venezia Giulia corrispondeva alla stessa zona geografica in precedenza denominata “Litorale Austriaco”. Ascoli infatti desiderava sottolineare l’Italianità delle terre irredente, all’epoca ancora controllate dall’Impero austroungarico.

La nuova nomenclatura non riscontrò tuttavia immediata approvazione; molti irredentisti infatti contestarono la correttezza formale nei termini “Venezia Giulia”, opponendosi ad altre correnti che ne accettavano la legittimità. Solo ai primi del ‘900 la denominazione entrò nel linguaggio comune, ottenendo ufficialità nel secondo dopoguerra. A seguito del passaggio dell’Istria alla Jugoslavia, però, il termine divenne indicativo solamente del Territorio Libero di Trieste e di parte di quello isontino.

Introduzione alla toponomastica di Trieste

Come in molte città italiane, anche a Trieste numerose vie e piazze sono state intitolate a personalità ed eventi del Risorgimento italiano; queste intitolazioni risalgono a momenti successivi, in particolare verso i primi del ‘900. I documenti inerenti la toponomastica della città possono essere consultati dal pubblico presso l’Archivio Generale del Comune di Trieste, dove sono conservate le relative delibere, o podestarili o comunali.

Via G. Berchet Via F.D. Guerrazzi Piazza Unità d’Italia *
Via C. Cantù Corso Italia Viale XX Settembre
Via C. Cattaneo Via A. La Marmora Viale D’Annunzio
Corso Cavour Piazza Libertà Via C. Battisti
Via M. D’Azeglio Via G. Mameli * Via D. Chiesa
Via E. Dandolo Via G. Mazzini Via F. Filzi
Via U. Foscolo Via Dei Mille Via M.R. Imbriani
Piazza G. Garibaldi Piazza G. Oberdan * Via F. Rismondo
Piazzale V. Gioberti Via S. Pellico Via E. Toti
Via T. Grossi Via C. Petitti di Roreto
* Siti con approfondimenti

Via Mameli

La via Mameli si sviluppa da Via Rossetti a via dell’Eremo e vi si affaccia l’istituto scolastico Galileo Galilei. La nascita di questa via è dovuta all’ampliamento della città nel 1927, in occasione del quale viene intitolata al giovane poeta-soldato.

Goffredo Mameli, chi era

Goffredo Mameli nasce a Genova nel 1827; sin da giovane cresce in un ambiente familiare dove le idee irredentiste e il fervore patriottico erano sentiti con particolare forza. Quella di Mameli sarà una vita concentratissima: nell’arco di pochi anni si dedicherà a diverse attività e avrà interessi in diversi campi.

Inizialmente docente, nel 1848 viene arruolato nell’esercito di Giuseppe Garibaldi con il grado di capitano. Tornato a Genova diventa direttore del giornale “Diario del Popolo”; richiamato tra le schiere garibaldine, Goffredo Mameli muore nel 1849, a soli ventidue anni, a seguito di una ferita superficiale ma mal curata.

L’inno di Mameli

Le idee irredentiste che Mameli matura nel corso della sua vita, confluiscono in un testo, il Canto degli italiani, meglio conosciuto come Fratelli d’Italia o Inno di Mameli. Il maestro Michele Novaro, catturato dalle parole di Mameli, si propose di comporre un pezzo originale per il testo; la forza espressa dal Canto degli Italiani non colpì soltanto Novaro, ma l’intero popolo italiano, che immediatamente vi si riconobbe, cantandolo in varie manifestazioni, più o meno pacifiche; durante le “cinque giornate di Milano” la popolazione insorse accompagnandosi con le parole dell’inno, e lo stesso fece Garibaldi sbarcando con i Mille a Marsala: in poco tempo Fratelli d’Italia era già divenuto simbolo del Risorgimento, elemento incitatore della sollevazione popolare e contribuente della futura formazione dello Stato italiano.

L’inno rimase in voga anche nel corso di tutto l’Ottocento e i primi del Novecento, come in occasione della guerra libica (1911-12) o della prima Guerra mondiale, dove il tema dell’irredentismo era tornato prepotentemente alla ribalta.

Durante il periodo fascista questo tipo di canti risorgimentali (che promuovevano il sentimento nazionale) vennero incoraggiati, fatto salvo per quelli anarchici o non simpatizzanti con il regime. Spesso l’inno di Mameli viene erroneamente indicato come l’inno nazionale della Repubblica Sociale Italiana. Tuttavia è documentata la mancanza di un inno nazionale ufficiale; nelle cerimonie l’inno di Mameli poteva essere cantato accanto a quello più utilizzato Giovinezza.

Nel 1946, in sostituzione alla Marcia Reale (inno d’Italia dal 1861 al 1946), Fratelli d’Italia divenne l’inno della neonata Repubblica italiana.

Fino al 2005 tuttavia l’inno di Mameli non avrà mai carattere ufficiale: solo in questa data infatti, Fratelli d’Italia viene adottato come inno d’Italia in via ufficiale.

Piazza Oberdan

“Non fosse altro, getterò il mio cadavere fra l’imperatore e l’Italia, e la gioventù italiana avrà almeno un esempio” G. Oberdan

Biografia

Wilhelm Oberdank (Trieste 1858 – 1882) era figlio di una slovena e di un soldato veneto.

Si distinse nelle attività scolastiche e nel 1877 si iscrisse al Politecnico di Vienna. Per non combattere agli ordini dell’Austria, decise subito di disertare e, aiutato da organizzazioni patriottiche italiane, abbandonò Vienna per trasferirsi a Roma dove poté iscriversi all’università e completare gli studi in ingegneria. La morte di Giuseppe Garibaldi, avvenuta nel 1882, spinse Oberdan ad organizzare un attentato, assieme ad altri irredentisti, contro l’imperatore Francesco Giuseppe in visita a Trieste in occasione dei 500 anni di “dedizione” della città all’Austria. Prima che l’attentato potesse compiersi, venne arrestato a Ronchi. Condannato a morte dalla giustizia austriaca per diserzione e cospirazione, avendo confessato le intenzioni di attentare alla vita dell’imperatore Francesco Giuseppe, fu impiccato a Trieste il 20 dicembre 1882.

Guglielmo Oberdan nella nostra città

«In memoria XX dicembre 1882 Guglielmo Oberdan morto santamente per l’Italia, terrore ammonimento rimprovero ai tiranni di fuori ai vigliacchi dentro »

Giosuè Carducci XX dicembre 1907

Piazza Oberdan
Sacrario dedicato ad Oberdan, situato nell’omonima piazza
Liceo scientifico
Biografia: Ghisellini – Giugovaz / Monumenti: Mincarelli – Pes

Piazza dell’Unità d’Italia

Oggi come ieri Piazza dell’Unità d’Italia rappresenta il cuore pulsante di Trieste. Inizialmente la vicinanza alle saline, principale fonte di sostentamento economico del capoluogo giuliano, ha reso la piazza crocevia di commerci e di scambi. La successiva istituzione del porto franco da parte di Carlo VI d’Asburgo, condizionerà poi il suo sviluppo strutturale. Tale evento si scopre dunque cardine della crescita culturale ed economica di Trieste. Essa vivrà appunto uno sviluppo tanto importante da trasformare gradatamente la piazza in luogo fondamentale nella quotidianità cittadina; qui si trovavano riunite, infatti, le maggiori istituzioni municipali ed imperiali. Il ruolo di città centrale e strategica, assunto da Trieste agli inizi dell’Ottocento, convincerà il consiglio comunale ad investire nella ristrutturazione totale del sito, al fine di renderlo luogo al tempo stesso funzionale e rappresentativo della grandezza raggiunta.

La ristrutturazione incontrerà tuttavia forti ostacoli realizzativi, causati dagli elevati finanziamenti necessari. In tal senso si rivelerà fondamentale la committenza privata; solamente nel 1846, infatti, grazie all’acquisto da parte della compagnia assicurativa “Generali” del palazzo Stratti, i progetti di ristrutturazione vedranno rapidamente la luce.

Già pochi anni più tardi comincerà l’opera di interramento del porto antistante la piazza, che regalerà a questa una dimensione doppia rispetto a quella originale. A partire dal 1870 il sito verrà poi arricchito di nuovi ed imponenti palazzi, come il palazzo municipale o quello delle Generali. Agli inizi degli anni ’80, infine, un’altra assicurazione, la compagnia del Lloyd Austriaco, otterrà sede in piazza Unità, finanziando così la costruzione dell’edificio che oggi ospita le istituzioni regionali.

In questo modo, dunque, piazza dell’Unità d’Italia è cresciuta fino ad assumere le sembianze attuali, fino a diventare luogo emblema dell’italianità giuliana. Proprio qui, infatti, i triestini hanno accolto l’ultima annessione alla Repubblica, nel 1954; a questa si deve l’attuale denominazione.

Piazza Grande alla fine dell’800
Piazza dell’Unità d’Italia ai giorni nostri

Piazza dell’Unità – com’è documentato dalla veduta aerea proposta nella foto seguente – è stata dipinta da Bruno Chersicla nel 2000 con l’immagine di Trieste in groppa all’Europa. Dopo essere stata disegnata sul pavimento della piazza, l’opera suscitò un vero e proprio happening, richiamando tutti i cittadini che lo desideravano a riempire pezzi del dipinto.

Lo stesso Chersicla ha spiegato, in un suo intervento, il senso dell’opera:

“Il disegno rappresenta l’Europa e Trieste ed è inserito in una porta dall’arco orientale, dove l’Oriente è indicato anche dal Sol levante e dalla falce di Luna, mentre le stelle gialle in campo azzurro richiamano la bandiera dell’Europa unita. La rappresentazione simbolica, suggerita dalla mitologia antica, indica una figura femminile, armata di una lancia a forma di alabarda (Trieste) in groppa ad un toro che la porta verso il mare. Essa vuole significare la volontà della città di porsi come protagonista nella Comunità europea.”